La supercazzola del Design Thinking: perché e cosa vuol dire

corsi creativi corsi laterali design thinking empatia intelligenza emotiva pensiero laterale problem solving May 24, 2022

Ci tengo a dirti che sto leggendo un libro di marketing che mi sta facendo molto incazzare, prima di tutto perché essendo scritto in italiano pecca della tipica ridondanza anglo-sassone.

Come ad enfatizzare il fatto che se nel marketing si parla “mezzo inglese” si è considerati più esperti, anzi expert.
Mi sono spiegata?
Poi perché dovrebbe spiegare, semplificare, invece complica. Errore comune degli esperti, appunto. 

Neuromarketing e design thinking

Il tomo riguarda il neuromarketing, e per carità, tocca diversi argomenti interessanti che mi forniscono validi spunti, come quello che vorrei affrontare oggi, il Design Thinking, ma mi sta snervando assai.
Mi snerva anche lo stesso nome composto Design Thinking, che tra parentesi è uno di quegli argomenti che nelle discussioni tra quelli bravi o sedicenti tali ho sempre fatto finta di capire.
“Ah certo, il desAIN TINCHIN...”
Quando invece il concetto l’ho solo sempre intuito, ma mai acchiappato.

Il libro di marketing che sto tentando di leggere fornisce questa definizione:
 
“È un approccio all’innovazione human-centered, che attinge dal toolkit dei designer per integrare le esigenze degli utenti forniti dalle tecnologie e i requisiti per creare valore nel business”
 
Ah. Certo. Chiarissimo, no?
Human-centered. Mi sanguina il naso.
Toolkit. Che per me è subito signore americano che ripara un aggeggio del figlio in garage.
Ti risparmio le seguenti tre pagine in cui ho continuato a non capire nulla, nothing. E non mi considero scema, stupid.

Le definizioni sono quelle frasi che mirano a far comprendere, che in realtà mi fanno capire ancora meno del niente.
Mi sposto su Internet, magari se ritento sono più fortunata. Trovo quest’altra definizione:
 
“È un approccio all’innovazione che poggia le sue fondamenta sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative”

Ok, quindi io da creativa faccio uso di questo approccio e non lo so, credo.

Ma credo anche che i problemi siano di per sé, complessi, no?

Maremma, era quasi facile. 
 
Approfondisco.
Scopro che il Design Thinking consta di cinque fasi, secondo le linee guida citate dall’Istituto di design della Stanford University (oh, tutte le cose che contano vengono da lì, da Stanford):

  • Empatizzare,
  • Definire,
  • Ideare,
  • Prototipare
  • Testare

Le spiego.


Design Thinking cosa significa e come affrontarlo

1. Empatizzare
In questa fase del processo il designer, che non è colui che materialmente disegna, conosce l’utente e cerca di comprenderne i bisogni, problemi, i desideri e gli obiettivi. Raccoglie informazioni senza giudicare.
Si tratta quindi di osservare, analizzare e coinvolgere le persone per capirne le necessità e i comportamenti. 
 
2. Definire il problema
Qui si definisce il problema dell’utente, e si cerca di risolverlo mettendosi dalla sua parte.
 
3. Ideare
La fase più creativa. Si cominciano a progettare soluzioni, attraverso brainstorming e condivisione.
 
4. Prototipare
La quarta fase del processo di Design Thinking riguarda la trasformazione delle idee in qualcosa di più concreto. Un prototipo è una versione in piccolo del prodotto che include le potenziali soluzioni trovate nelle fasi precedenti. Questo passaggio mette in luce eventuali problemi e difetti di ciò che si è pensato. Durante la fase del prototipo, le soluzioni progettate possono essere quindi confermate, migliorate, ridefinite o rifiutate.
 
5. Testare
Provare le soluzioni sugli utenti è fondamentale per capire se le idee hanno funzionato o meno; altrimenti bisogna rielaborare o rivedere il progetto.  

Ok, comincio a capire, tu?

Definizione di design thinking: metodo di progettazione e creatività

In sostanza il design thinking è un metodo di progettazione che ha come strumento principale la creatività. Io l’avrei chiamato semplicemente “processo creativo che mette l'uomo al centro” e festa finita, ma se si dà un nome difficile e inglese alle cose, si dà loro più rilevanza, evidentemente.
Come train manager invece che “capotreno”.
Entrambi ruoli di rilievo in realtà, che sono gli stessi.
Leggo in un sito che all’interno del Design Thinking ci sono quattro modelli o interpretazioni principali: 

Design Thinking: modelli e interpretazioni

1. Creative Problem Solving, la metodologia più diffusa con la quale le imprese innovano comprendendo i bisogni dell’utente immaginando più soluzioni possibili per rispondere alle sue esigenze.

2. Sprint Execution, che prevede la realizzazione in maniera rapida di un prodotto, e quindi prototipo, che possa rispondere alle esigenze dell’utente.

3. Creative Confidence, ovvero stimolare imprenditorialità all’interno delle imprese, coinvolgendo le persone per dare loro maggiore spazio.
(Questa l'ho copiata e incollata, e m'è parsa una supercazzola). 

4. Innovation of Meaning, che è l’approccio col quale le imprese ridefiniscono la visione aziendale, i messaggi e i valori legati ai prodotti e ai servizi che offrono.

Se dunque ho capito bene un esempio di Design Thinking potrebbe essere questo: per arginare il Covid le persone dovrebbero lavarsi maggiormente le mani, ma i vari disinfettanti alla lunga danneggiano la pelle; dunque che prodotto o servizio lanciare per assecondare questa necessità, ascoltando pure gli utenti che lamentano una pelle danneggiata?

Su Ninja Marketing comunque c’è un esempio concreto e non inventato da me, che fa capire il "metodo" ancora meglio.

Perché ti ho tirato questo pippone sul design thinking?

Un po' per farti riflettere sul concetto di supercazzola, che non solo è superfluo, ma serve anche a insegnare tuoi nervi come farsi le trecce. 
Un po' perché da questo Design Thinking si possono prendere degli spunti interessanti. 
Se vuoi cambiare direzione, lanciare un servizio o un prodotto, prendi ispirazione dal processo creativo "umanocentrico", non ti far allettare troppo dall’ego.
Prima capisci cosa vogliono le persone attorno a te, cosa manca loro, e poi costruisci la strategia attraverso la condivisione di idee e la messa in pratica di esse tramite prototipi.
Ricordati che la creatività funziona poco senza poi dei piani e delle strategie.

 

Hai ascoltato il mio podcast, creaTTivamente? Parlo di creatività e argomenti contemporanei, lasciando a casa il politicamente corretto. LOL. 

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